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Sarah Jane Morris
Bloody Rain, l’inno alla vita di SARAH JANE MORRIS Bloody Rain è il nuovo progetto musicale di Sarah Jane Morris (Southampton, 21 marzo 1959). Il percorso musicale della cantante inglese con “quattro ottave” di appassionata eloquenza è da sempre fortemente influenzato dalla musica africana. All’inizio degli anni Ottanta si era infatti esibita sia con il gruppo ghanese Fufu and Light Soup, sia con la band caraibica The Republic. Successivamente, accompagnata da un’orchestra composta da ventuno ottoni (The Happy End), aveva esplorato, rielaborandole in modo originale, canzoni di protesta africane, irlandesi e latino–americane. I quattordici brani, tutti inediti, dell’album Bloody Rain, uscito nell’ottobre 2014, sono stati scritti con i collaboratori di sempre, Tony Remy (chitarrista che accompagnerà la Morris al Candiani), Dominic Miller e Martyn Barker. Hanno un legame con l’Africa, affrontano tematiche riguardanti i diritti umani, l’amore, la paura e la libertà. Il progetto nasce come celebrazione della vita e, sebbene fortemente influenzato dai ritmi e dalle melodie africane, non vuole essere un’imitazione di quest’importante tradizione musicale, ma trarne solo ispirazione. La critica britannica si è spinta a definirlo un “disco fondamentale per chi ama la voce, la passione e l’impegno senza compromessi” della Morris. La canzone Men just want to have fun, ad esempio, primo singolo estratto dall’album, esprime un po’ il mood di tutto il progetto: grande musica, sempre in bilico fra jazz, soul e pop di sofisticata qualità, che veste testi di grande forza. Sarah Jane Morris ha inteso questa canzone come un dono per Sing, l’organizzazione benefica di Annie Lennox che da tempo cerca di combattere l’Aids in Africa. Diventata celebre nel 1986 per la partecipazione all'album omonimo dei Communards, nel quale duetta con Jimmy Somerville in Don't leave me this way, canzone di grande successo, la cantante di Southampton ha sin qui registrato come solista dodici album in studio. Nel 1991 ha partecipato all'opera rock The Fall of the House of Usher di Peter Hammill e nello stesso anno ha partecipato per la seconda volta al Festival di Sanremo, che ha vinto con il brano Se stiamo insieme, cantato in coppia con Riccardo Cocciante. Nel 2001 Sarah Jane Morris ha collaborato al progetto della trombonista inglese Annie Whitehead Soupsongs: the songs of Robert Wyatt, reinterpretazione in chiave jazzistica delle canzoni di Robert Wyatt. Altro progetto e disco importante è Cello Songs (2011), in cui canta accompagnata da un'orchestra di soli violoncelli. Degna di rilievo è anche la sua ennesima partecipazione al Festival di Sanremo (edizione 2012), dove nella serata dedicata ai duetti internazionali ha cantato a fianco di Noemi To Feel in Love, versione inglese di Amarsi un po', di Lucio Battisti. Sarah Jane Morris vuole che il messaggio della sua musica rimanga tutto all’interno delle canzoni. Non ha mai amato i proclami, ma non ha esitato ad affermare con decisione che questi brani “celebrano la popolazione africana, diffondendo al tempo stesso un appello urgente per rimediare ai torti di cui questa soffre […] rispecchiando l’umanità di coloro che sono coinvolti, sia come oppressi che come oppressori”. In Bloody Rain, così come in molte delle suggestive avventure in cui è stata coinvolta nel corso degli anni, la missione della vocalist britannica sembra assimilabile a quella di un altro grande musicista istintivamente creativo, per il quale la fama, il denaro, la lusinga o il potere hanno avuto pochissimo valore: il sassofonista e compositore jazz Ornette Coleman. Entrambi gli artisti, pur così diversi, hanno sempre messo la coerenza e l’umanità davanti a ogni loro scelta artistica.  
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  • Programmazione da Mercoledì 1/05/2024
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