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Duni Quartet E Ottaviano
LE CANZONI NOMADI CHE ATTRAVERSANO IL MARE Il disco con cui Elina Duni ha esordito nel 2012 nella mitica ECM si chiama Matanë Malit (oltre la montagna in albanese) ed è un vero e proprio omaggio all'Albania e alla sua musica, in una sorta di snodo identitario e intellettuale a cui difficilmente sfugge chi si allontana dalla propria terra di nascita. Originaria di Tirana, dov’è nata nel 1981, Elina proviene da una famiglia di artisti (papà attore e regista, mamma scrittrice); si separa dalla sua Albania all’età di dieci anni. In Svizzera intraprende da giovanissima un percorso musicale partendo dalla musica classica attraverso lo studio di canto e pianoforte, toccando il blues e approdando infine al jazz. Su sollecitazione del pianista Colin Vallon, che ancor oggi la accompagna, ha iniziato a cantare in albanese nel duo con lui formato nel 2004, quando erano entrambi studenti alla scuola d'arte di Berna. Quelle canzoni della tradizione popolare del suo paese d’origine sono oggi riproposte dal suo quartetto con uno stile che integra gli elementi popolari a quelli jazz in modo fluido e naturale. Il pianoforte di Vallon raccorda magistralmente le melodie della voce di Elina all’accompagnamento ritmico offerto dalla batteria di Norbert Pfammatter e dal contrabbasso di Patrice Moret. “[…] non ho mai voluto essere una cantante con un trio di supporto; nel mio progetto i musicisti hanno avuto fin dall’inizio lo spazio per improvvisare ed essere quindi parte attiva di una creatività davvero collettiva. Siamo un vero e proprio quartetto”. Con Matanë Malit nel 2012 la giovane cantante s’è guadagnata in breve tempo una fama internazionale che i suoi due primi pur interessanti dischi, Baresha (2008) e Lume Lume (2010), non erano riusciti a darle. Per la nuova tournèe – che la vedrà esibirsi, in esclusiva per il Triveneto, al Candiani con Songs Of a No Man’s Land – Elina Duni ha preparato un nuovo progetto, coadiuvata dal sassofonista pugliese Roberto Ottaviano, da anni una delle voci più originali e significative del nostro jazz. Il programma comprende sia canzoni di emigrazione che di lotta e di protesta, con testi di poeti albanesi e di cantanti popolari italiani, come Matteo Salvatore e Domenico Modugno, ma anche un brano di Bruce Springsteen. Si tratta di canzoni nomadi che attraversano il mare, spostandosi dalle montagne dei Balcani alle spiagge dell'Adriatico, risalendo quindi lungo la penisola. Sono canzoni di viandanti, di povera gente spinta dall'inerzia del viaggio, in cerca di speranza e di un posto dove sostare. Ballate che, pur arricchite da raffinati arrangiamenti strumentali, non tradiscono il loro impianto popolare, viaggiando in uno spazio geografico e temporale indefinito. Possiamo in questo caso forse parlare di un "blues del sud del mondo” in continuo viaggio. Facce segnate come il tronco dell'ulivo e mani dure come pietra, di un popolo senza volto che lotta e soffre per la propria terra e dignità.    
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  • Programmazione da Martedì 23/04/2024
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